In occasione delle Giornate della Memoria, Roma ospita una storia tutta femminile sulla Shoah
Eroine della libertà, questo il titolo della pièce scritta dalla giornalista Elisabetta Fiorito e diretta da Giuseppe Bucci, interprete Rosaria De Cicco, che andrà in scena il 23 Gennaio all’Off Off Theatre di Roma.
“La Shoah non nasce con la notte dei cristalli e nemmeno con le leggi razziste” : è così che l’autrice da un senso alla storia di cinque donne protagoniste del racconto, con la ferrea volontà di dare voce e una visione femminile in un universo che è spesso documentato dagli uomini.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
I salti temporali e la narrazione
Portare in scena il genocidio degli ebrei, la Shoa, è una scelta dolorosa: ripercorrere gli orrori che furono messi in atto con l’epilogo che purtroppo conosciamo vuol dire indagare nel proprio immaginario amorfo, fatto di racconti, immagini, ricordi.
Il punto di partenza è sempre un punto di vista che parte da un dato di fatto, come spiega l’autrice: “La Shoah nasce con la discriminazione della Chiesa, con l’accusa di deicidio, con l’istituzione del Ghetto. Per me era importante stabilire in che modo si arrivi alla fatidica data del 16 ottobre 1943. Ma in questo racconto dovevano emergere le voci delle donne perché troppe volte la storia è raccontata dagli uomini”.
Le eroine del racconto
Chi sono le protagoniste della storia? Cosa vogliono dire in questo spazio temporale e teatrale? “La pièce si apre con una donna dei nostri tempi che parla di banalità, come l’effetto serra, segue il filo di pensieri comuni come facciamo tutti noi quando cambia il tempo fino a quando non accende la televisione e si ricorda che è il 16 ottobre, il giorno della razzia degli ebrei del Ghetto. Qui il tono cambia in un crescendo di incredulità e di sofferenza al pensiero di quanto è accaduto. Come è potuto succedere, si chiede la protagonista?”, spiega Elisabetta Fiorito.
All’incipit contemporaneo seguono personaggi femminili noti e non: una anonima testimone del rogo di Giordano Bruno, Pacifica di Castro e la sua conversione al cattolicesimo, l’emarginata scienziata Rita Levi Montalcini cacciata dall’università, la perseguitata Golda Meir.
Queste le donne che a modo loro, inconsapevolmente, hanno tracciato un confine tra l’orrore e la capacità di trasformare le oscenità in riscatto e alle quali, attraverso la scrittura e la messa in scena, si vuole conferire ancora una volta il senso più elevato di umanità e libertà.